Essere isole di confine dell’Europa

23 GIUGNO 2021

L’evento internazionale di S.I.ReN (Solidarity, Inclusive and REspoNsabile Europe)

Il 15 giugno, online per le limitazioni ancora in vigore a causa della pandemia rispetto agli spostamenti internazionali, si è tenuto il primo appuntamento del progetto SIReN (Solidarity, Inclusive and REspoNsabile Europe).

Un incontro diviso in due sessioni, la prima aperta a tutti, comprese ong, istituzioni, esperti e cittadini interessati, e la seconda in forma di tavola rotonda tra alcuni dei sindaci del BTIN (Borders Towns and Islands Network).   

SIReN è un progetto cofinanziato dal programma Europe for Citizens che coinvolge sei paesi europei: Austria, Cipro, Francia, Ungheria, Italia e Malta. Ne fanno parte le municipalità di Grand Synthe, in Francia, il comune di Lampedusa e Linosa e quello di Pesaro, per l’Italia, il comune di Agios Athanasios a Cipro, quello di Strass in Steienmark, in Austria, quello di Siklosnagyfalou, in Ungheria, e quello di Marsa, a Malta, con il coinvolgimento della società civile come nel caso della ong austrica Suedwind, di quelle italiane Amref e Africa e Mediterraneo.

SIReN nasce per rafforzare il network di città di frontiera che è nato dal progetto Snapshots From The Borders che, a dicembre 2019, ha visto realizzarsi – a Malta – la nascita del BITN come uno dei risultati di progetto, sostenuto nel suo processo di creazione di rete e di scambio di buone pratiche anche dal progetto Clarinet.

Un sistema tra località di frontiera che, lontane dalle politiche dei centri decisionali, condividono la responsabilità quotidiana delle migrazioni, scambiando punti di vista, problematiche e buone pratiche. Con l’obiettivo di portare l’esperienza delle ‘periferie’ al centro dell’Europa, dove si prendono decisioni che riguardano la vita di milioni di persone.

Dopo la presentazione del progetto si sono alternate una serie di voci che hanno potuto raccontare le condizioni delle comunità di frontiera. Lesbo e Lampedusa, Tenerife e Cipro: dalle isole parte la richiesta urgente di ripensare la gestione dei flussi migratori che, proprio nelle isole, diventano un problema perché su di loro viene scaricato il peso della gestione.

Il sindaco di Lampedusa, Totò Martello, ha precisato che è tempo di invertire questa tendenza, dando finalmente applicazione alle indicazioni del Global Compact, per un’azione che tuteli la legalità e l’umanità allo stesso tempo, senza creare situazioni disastrose per le comunità di frontiera.

Prima di lui si erano alternati il professor Stefanos Spaneas, dell’università di Nicosia, che ha tratteggiato le caratteristiche di stazioni di transito delle comunità e delle isole, una condizione particolare, che non può diventare quella di campi di reclusione per migranti, perché in questo senso poi vengono generate quelle tensioni che si potrebbero evitare con una gestione più lungimirante.

Prima di lui, oltre a un focus sulla situazione di Tenerife, aveva raccontato la situazione di Lesbo Mary Constantoglou, direttrice di Eloris.

Particolarmente intenso l’intervento, e il contributo al dibattito, di Fatima Fernandez, policy officer di UCLG (United Cities and Local Governments), un’organizzazione nata nel 2004 dalla cooperazione tra municipalità grandi e piccole per rafforzare lo scambio e le buone pratiche di gestione dei territori, nella cooperazione tra attori istituzionali e non governativi. L’UCLG appoggia il processo che ha portato alla nascita di BTIN e ha nelle migrazioni un suo importante focus di intervento.

A partire da settembre, saranno molti altri gli incontri di SiREN: su temi quali il dialogo interculturale e confini, il volontariato nelle aree di frontiera, la situazione dell’Europa Settentrionale dopo Brexit, la Balkan Route e il Mediterraneo.

Uno scambio tra esperti e società civile, un confronto tra amministratori: tutto questo è SiREN, nella logica di elaborare sempre più una voce forte che possa farsi sentire dalla periferia al centro, per una nuova stagione della gestione dei flussi migratori.