Črnomelj

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“Il mio primo contatto con il progetto è stato quando il Comune di Črnomelj ha chiesto al nostro istituto di partecipare nel coordinamento e nell’esecuzione delle attività del progetto. A essere onesti, non ho pensato molto all’argomento del progetto prima di essere coinvolto nelle attività, ma sono contento che sia successo, perché ora ho una comprensione molto più ampia delle migrazioni e delle sfide che le comunità locali affrontano”, risponde Tomaž Čurk, che è responsabile della formazione del ZAVOD ZA IZOBRAŽEVANJE IN KULTURO (Istituto per l’Educazione e la Cultura) di Črnomelj, in Slovenia.

Di cosa si occupa l’Istituto? “Il nostro lavoro è diviso in due parti: nel campo della cultura, lavoriamo principalmente sulla promozione della creatività dei giovani in diverse aree artistiche (film, musica, arti, etc), mentre nel campo dell’istruzione, mettiamo molto impegno nel lavoro con gruppi vulnerabili (disoccupati, i Rom, etc.)”, spiega Tomaž.

“Non sapevo cosa aspettarmi dal progetto e dalle sue attività. Insieme al Comune di Črnomelj, ci siamo posti l’obiettivo di essere capaci di informare al massimo delle nostre possibilità la comunità rispetto ai contenuti del progetto – racconta Tomaž – per illuminare le persone sul tema molto complicato delle migrazioni. Abbiamo dovuto fare attenzione, perché a volte ci sono stati dibattiti piuttosto accesi nella nostra comunità riguardo a questo argomento, ma penso che siamo riusciti a presentare con attenzione e obiettività i dati di fatto e a incoraggiare il dibattito nella nostra cittadina”.

“Il momento più interessante del progetto è stata la recente visita sul campo a Sarajevo, in Bosnia ed Erzegovina. Mentre eravamo lì, abbiamo visitato il centro di accoglienza temporanea di Ušivak, dove vengono collocate le famiglie e i minori non accompagnati”, racconta Tomaž. “Vedere e conoscere alcune delle persone nel centro e sentire le loro storie ci ha aperto gli occhi. Allo stesso tempo, è stato bello vedere quanti sforzi vengono fatti per provvedere a queste persone dalle diverse ONG, dall’UE e dal governo locale”.

Quale rapporto ha il territorio di Črnomelj con temi quali la memoria e la solidarietà?

“Nel corso della storia, la nostra regione ha sempre mostrato solidarietà a diversi gruppi di persone che sono emigrate in questa zona (gli Uscocchi, i Rom, i cittadini dell’ex Repubblica di Jugoslavia). Questi e altri gruppi coesistono ancora pacificamente nella regione della Bela Krajina e nutrono la loro cultura e il loro patrimonio”, racconta Tomaž . “Tuttavia, le migrazioni più recenti ci hanno costretto ad affrontare sfide nuove e sconosciute e questa è una delle ragioni per cui abbiamo aderito al progetto Snapshots, per iniziare a fare rete con altre regioni con sfide simili e per iniziare a scambiare e implementare buone pratiche da tutta Europa”.

Che bilancio puoi trarre del lavoro fatto in questi anni con il progetto?

“Mi piace pensare che ci siano stati progressi e ricadute positive, anche se è difficile quantificare gli effetti dei progetti che mirano alla sensibilizzazione – risponde Tomaž – Se non altro, grazie al progetto abbiamo iniziato a discutere apertamente di questo argomento nella nostra comunità e mi piace credere che siamo riusciti a convincere molti di quanto sia stratificata la situazione e che non tutto è così bianco e nero come alcuni avevano creduto in precedenza”.

In futuro, anche grazie all’esperienza di Snapshots, su quali aspetti concentrerete il vostro lavoro?

“Il progetto ha avuto una varietà di attività e non c’è mai stato veramente un momento di noia. Forse avremmo voluto più attività pubbliche di sensibilizzazione, ma a causa della pandemia che ha colpito il nostro progetto è comprensibile che abbiamo dovuto adattare e reinventare alcune attività”.

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