Lampedusa

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Lampedusa è un’isola e un mondo allo stesso tempo. Una terra tra il mare e il cielo, tra l’Europa e l’Africa, da sempre al centro di movimenti umani, culturali, linguistici e commerciali.

La sua posizione è un destino, quello di essere un approdo, una tappa, una stazione di un viaggio per molti, un luogo che è casa per altri. E l’incontro tra i primi e i secondi è la storia e l’anima di questa terra.

Lampedusa non ha confini, abituata a essere come una delle barche dei suoi pescatori, in mezzo al mare. “Il confine è l’orizzonte”, racconta il suo sindaco, Salvatore Martello. E l’orizzonte, da sempre, si sposta con il movimento, non è mai fermo, si avvicina per allontanarsi ancora.

Totò Martello, sindaco di Lampedusa

Il 3 ottobre 2013, al largo dell’Isola dei Conigli, una delle spiagge più suggestive dell’isola, un naufragio terribile segnò per sempre il ricordo di molti che guardano alle persone, prima che alle frontiere e ai documenti. Il naufragio ha provocato 368 morti accertati e circa 20 dispersi, numeri che la pongono come una delle più gravi catastrofi marittime nel Mediterraneo dall’inizio del XXI secolo. I superstiti salvati sono 155, di cui 41 minori (uno solo accompagnato dalla famiglia).

Oggi Lampedusa ricorda, ogni anno, quella tragedia; alle vittime è dedicato un monumento che porta incisi tutti i nomi accertati delle vittime, ma non basta il ricordo. Il 3 ottobre, nel 2016, è diventata per l’Italia la giornata del ricordo, ma solo cambiando le cose si potrà cambiare il futuro perché queste tragedie non avvengano mai più.

Ecco perché Lampedusa è diventata capofila di un grande progetto europeo, Snapshots From the Borders, partito nel 2018, che chiede all’Europa intera di fare del 3 ottobre la Giornata del Ricordo e dell’Accoglienza. Attorno a questo progetto, Lampedusa ha unito 35 realtà europee, tra municipalità e associazioni della società civile, in tutta Europa, dando vita al Border Towns and Island Network che unisce chi la frontiera la vive, ogni giorno, lontano dalla retorica e dalla politica.

“Abbiamo dato voce alla periferia di questa Europa che decide senza ascoltare le comunità che i confini li vivono ogni giorno, che sono in prima fila di fronte alle migrazioni, che continuano a essere trattate come ‘emergenza’, quando ormai da tempo si tratta di darsi delle regole per una gestione umana e legale delle migrazioni, come indica il Global Compact delle Nazioni Unite, senza far ricadere sui territori di confine il peso di decisioni nelle quali non sono coinvolte”, spiega il sindaco Martello.

“Lampedusa è una comunità che dalla legge del mare, quella dei pescatori, una legge millenaria, ha sempre insegnato al mondo che le vite umane vengono prima di tutto, ma che senza regole siamo tutti in pericolo, ma nessuna regola servirà se non si esce dalla logica dell’emergenza per arrivare a una gestione legale e controllata dei flussi migratori”, racconta il primo cittadino di Lampedusa.

“Snapshots ha dato vita a una rete, tra città e isole di frontiera. In questi anni ci siamo potuti confrontare, abbiamo collaborato, ci siamo scambiati informazioni e buone pratiche, tra amministratori e società civile, perché questo è il momento di cambiare le cose e di portare nei centri decisionali la nostra voce, il punto di vista di comunità che da sempre vivono sui confini e che conoscono come nessun altro l’accoglienza e la solidarietà, comunità che hanno l’esperienza e il bisogno di proporre soluzioni finalmente di lungo termine, superando l’emergenza, per un quadro internazionale e condiviso di gestione dei flussi migratori”.

Nel corso dei tre anni di progetto, che il 3 ottobre di ciascun anno ha vissuto eventi speciali del progetto sull’isola e nelle città partner, si è potuto confrontare il punto di vista dei partner di Snapshots con eminenti personalità, come il Santo Padre Papa Francesco I, o come il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, portando delegazioni dei membri del progetto a partecipare a forum internazionali sulle migrazioni a Quito, in Ecuador, e a Marrakesh, in Marocco, andando sul campo – in Grecia, a Lesbo, e in Bosnia – Erzegovina – per valutare le condizioni delle terre di mezzo.

“Tutto questo lavoro, oggi, viene fatto per il futuro, di tutti”, racconta il sindaco Martello, “non solo di Lampedusa, o delle altre città del network, o dell’Europa. Mai come oggi tutto è connesso: guerre, cambiamento climatico, diseguaglianze economiche: i flussi migratori sono e saranno sempre la naturale evoluzione di questi fenomeni e vanno gestiti con un quadro solido e condiviso di regole e di umanità. Perché siamo pescatori, tutti, e tutti in mare imparano a prendersi cura degli altri”.

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