#BorderTales – L’isola di Maria

21 MAGGIO 2021

“Anche prima ero attenta a certi temi, ma sicuramente la mia esperienza personale di migrazione, quella di una maltese in Inghilterra, ha cambiato lo sguardo. Il viaggio, il cambiamento, l’inserimento in una società diversa sono esperienze molto forti, che ti segnano. Nel 2004 mi occupavo di problematiche sociali legate all’abuso di droghe, ma la tematica delle migrazioni, dei rifugiati e dei richiedenti asilo hanno iniziato a essere centrali per me. L’agenzia internazionale per la quale lavoravo all’epoca aveva aperto una sede a Malta che si occupava di questi temi, chiesi di essere trasferita di dipartimento perché volevo lavorare sulle migrazioni. Così iniziai a lavorare per il primo centro a Malta e mi trovai coinvolta in quello che, giorno dopo giorno, conoscevo meglio, in un contesto molto politicizzato. Preferì dimettermi, dopo pochi mesi, perché pensavo allora come oggi che non sono argomenti che vanno strumentalizzati politicamente, ma trattati da un punto di vista umano, di studio, trovando soluzioni pratiche”. 

Maria Pisani è una ricercatrice dell’Università di Malta, dove si occupa di Studi sulla gioventù e la comunità presso la Facoltà per il benessere sociale. Maria, però, è anche la fondatrice di Integra Foundation, una realtà socio-culturale molto importante. “Ho dato vita all’esperienza di Integra, la prima ong locale specializzata sul tema delle migrazioni, dei richiedenti asilo e dei rifugiati. Siam tutti volontari, non avremmo mai pensato di fare tanta strada. Lavoriamo su razzismo e integrazione – spiega Maria – ma anche sulle condizioni di detenzione dei migranti. Sono una madre single con quattro figli, non è facile conciliare tutto, ma è importante farlo. Iniziai a lavorare con Unhcr e Iom, ma intanto portavo avanti la mia ong. L’unione dei due profili era complessa, per tanti motivi, perché l’approccio istituzionale a volte ti impedisce di dire tutto quello che vuoi. È stata un’esperienza straordinaria, ho imparato tanto. Intanto ho finito il mio master e il mio dottorato, continuando a studiare il tema. Alla fine ho iniziato a lavorare in Università, mentre posso dedicarmi alla Fondazione. Lavoriamo su tanti temi, in rete con molte realtà maltesi, facciamo ricerca e ci battiamo a livello di advocacy per cambiare le cose, attrezziamo spazi sociali informali per imparare la lingua e per la socialità. Ma c’è tanto lavoro da fare”.

Da quando è iniziato l’impegno di Maria, quanto è cambiata la situazione? “I cambiamenti sono tanti, davvero tanti. A volte scherzo con i miei studenti, che non riescono neanche a immaginare il mondo prima dei social network. In questo senso gli smartphone sono stati una rivoluzione, sia per chi diffonde odio che per chi lo contrasta. È molto cambiata anche Malta. L’ingresso nell’Unione europea ha cambiato la popolazione dell’isola, l’ha resa più multiculturale, questo ha influito anche su aspetti forti di una società che era molto conservatrice, mentre adesso affronta il dibattito su temi importanti come l’omofobia, l’aborto, il divorzio. Questo cambiamento ha portato benessere economico, ma purtroppo dal punto di vista delle migrazioni invece la situazione è molto peggiorata – spiega Maria – la narrazione dominante, nei politici e nei media, resta di totale chiusura. Le legittime proteste contro la politica dell’Ue che non mette in atto una redistribuzione logica rende le persone molto negative, ma perché il prezzo di questo lo devono pagare i migranti? Malta è coinvolta nei respingimenti illegali verso la Libia, non soccorre in mare le barche in difficoltà, viola i diritti umani e il frutto avvelenato di venti anni di un certo tipo di discorsi ostili contro i richiedenti asilo e i rifugiati hanno portato all’omicidio di Lassana Cissè nel 2019. Però non abbiamo problemi a vendere la cittadinanza maltese a chi paga. Ecco spero che questi scandali, che hanno scosso l’opinione pubblica, servano a cambiare le cose come è accaduto con la corruzione dopo l’omicidio della giornalista Daphne Caruana Galizia”.

La parole di Maria fanno riflettere e raccontano bene il suo impegno. “Sto facendo un passo indietro rispetto a Integra, ma solo per lasciare spazio a una nuova generazione, che racconta meglio di quando abbiamo iniziato i cambiamenti di Malta, con una generazione che è cresciuta qui con genitori che sono venuti a vivere qui. Ma continuo con le mie ricerche universitarie, cercando di raccontare la complessità delle migrazioni, e tutte le varianti, dal punto di vista di genere e di età. I minori non accompagnati, le violenze subite da uomini e donne, sono tutti aspetti differenti e non si possono trattare come un processo indistinto. Allo stesso tempo mi confronto ogni giorno con i miei studenti. Molti di loro si pongono di fronte al tema senza una reale contestualizzazione. Malta è il paese che dopo la Seconda Guerra mondiale ha visto la sua gente emigrare in tutto il mondo, per fame e povertà. Non si parla più di questo, come del nostro passato coloniale. Perché il razzismo è retaggio del periodo in cui eravamo una colonia, come una certa islamofobia è retaggio della narrazione di Malta baluardo della cristianità contro l’Islam. Sono tutte strumentalizzazioni, ma bisogna conoscere la storia per capire le manipolazioni. E c’è tanto lavoro da fare”.

di Christian Elia