Senza scampo

20 GENNAIO 2020

Un’indagine qualitativa, a cura dell’associazione NAGA, sullo smantellamento del sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati in Italia

“Gli aspetti sui quali riflettere sono tanti, difficile sintetizzarli, ma il fatto che nel tempo sia avvenuto uno scivolamento del principio di accoglienza verso forme di controllo della persona è uno dei più evidenti.” Emilia Bitossi, volontaria del Naga, commenta così alcune delle conclusioni alle quali giunge il rapporto Senza (S)campo – Lo smantellamento del sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati. Un’indagine qualitativa.

Il Naga è un’associazione che dal 1987 garantisce cure e visite mediche a oltre 10mila cittadini stranieri irregolari, offre assistenza legale e sociale a cittadini stranieri, richiedenti asilo, vittime della tortura, rom e sinti in modo gratuito. Nel 2001, l’associazione Naga ha aperto un centro, Naga Har, dedicato a richiedenti asilo, rifugiati e vittime della tortura, per dare supporto nella procedura di riconoscimento dello status di rifugiato e per proporre un processo non medicalizzato di cura delle ferite invisibili lasciate da tortura e persecuzione, attraverso attività formative e socializzanti.

Emilia è una delle volontarie e volontari che tra gennaio 2018 e novembre 2019, attraverso visite sul campo, interviste e raccolta di dati, hanno analizzato il sistema dell’accoglienza e soprattutto della non accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati, con particolare attenzione all’area milanese, ma che ci racconta di tutta Italia.

“Abbiamo iniziato questo lavoro di osservatorio per monitorare il sistema dell’accoglienza nel 2015, da quando  – dopo l’emergenza Nord Africa – si era venuto a costituire un sistema nuovo. Fino ad allora c’era il modello dello SPRAR, un’accoglienza diffusa che seppur imperfetto era diventato un modello. Il numero dei richiedenti asilo era basso, ma piano piano questo numero cresce, come diretta conseguenza  della destabilizzazione di quella zona geografica. Ecco che l’Italia risponde con centri emergenziali di prima accoglienza che creano un sistema parallelo a quello degli SPRAR, ma con una forma molto differente. Tutto quello che nel modello di accoglienza diffusa era dedicato all’integrazione svanisce. Gli operatori, lentamente, hanno tentato di affinare la procedura, ma poi nel 2017, con il ministero degli Interni Minniti, si assiste a un nuovo irrigidimento che porta, un anno dopo, allo smantellamento definitivo del sistema di accoglienza con il ministero degli Interni Salvini.”

Spiega il rapporto del Naga: “L’irrigidimento delle politiche migratorie e la gestione emergenziale dell’accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati hanno comportato un peggioramento nel 2018 e l’approvazione del cosiddetto decreto Salvini costituisce solo l’ultimo atto del deterioramento definitivo del sistema. Un sistema in cui l’accoglienza, da un lato, diventa sempre più sinonimo di detenzione amministrativa e, dall’altro, lascia fuori centinaia di persone che si trovano così a vivere per strada.”

Ecco che, per paradosso, le misure che vorrebbero garantire la ‘sicurezza’ dei cittadini, in realtà, contribuiscono a generare una fascia di marginalità più profonda e più numerosa. “È quasi una risposta scontata: certo che è così”, commenta Emilia. “Chiunque, privato di alternative, farebbe qualsiasi cosa per sopravvivere, noi compresi. Le procedure per la protezione sono peggiorate e sull’accoglienza sono stati cancellati servizi di integrazione in favore di forme di puro controllo: si è perso quel che serviva per integrare, mentre dall’altra parte i CAS son pensati per essere solo dei dormitori dove mangiare/dormire, con una precarizzazione evidente anche nella scelta di usare stoviglie di plastica e carta. Le regole sono ferree e basta un ritardo per perdere quel posto letto e ritrovarsi, da invisibile, per strada. Un processo di precarizzazione enorme per l’individuo, che non ha percorsi di inserimento linguistici o lavorativi, ma solo un letto e un piatto, che perde se si sottrae al controllo. In questo modo queste persone non ce la faranno mai.”

Il report analizza i cambiamenti normativi e amministrativi che hanno portato allo smantellamento di un sistema già precario. Con il cosiddetto decreto Salvini, vengono introdotte disposizioni attraverso le quali l’accoglienza diventa strutturalmente un provvedimento accessorio, invece che parte integrante del diritto di asilo.

E’ negata ai richiedenti asilo la possibilità di avere la residenza; c’è un taglio netto nei servizi per chi è nei centri: si passa da 35€ a 18€ quota pro capite; non è più previsto il supporto psicologico; diventano sempre più frequenti espulsioni e allontanamenti dai centri con motivazioni illegittime. Emerge, dalle interviste fatte agli operatori dei centri di accoglienza, una generale valutazione negativa del nuovo capitolato d’appalto che comporta l’impossibilità di garantire un livello di accoglienza serio e adeguato alle esigenze degli ospiti.

Il rapporto si conclude con una serie di richieste urgenti che, venendo dal mondo che ogni giorno vive le dinamiche che questi decreti hanno innescato nelle città è molto più reale del discorso politico. Di seguito l’elenco delle indicazioni che il rapporto indirizza ai decisori politici che, come conclude Emilia, “dopo un lungo silenzio tornano a parlare di cambiare le cose.”

Chiediamo, a istituzioni e società civile, a seconda delle competenze, che:

  • venga garantito un sistema di accoglienza sin dalla prima presentazione della domanda di protezione internazionale (e per far ciò le Questure devono informare i richiedenti mettendo a disposizione modulistica ad hoc) e per tutto l’iter della procedura. Un’accoglienza che deve inoltre tornare a riguardare anche chi ora ne è escluso, come i titolari di protezione speciale;
  • vengano garantiti all’interno del sistema di accoglienza: la presenza di psicologi e counselor, la consulenza legale, la scuola di italiano e tutti quei servizi assistenziali di base progressivamente eliminati dai capitolati;
  • venga creata una rete di collegamento con i servizi sul territorio al fine di avviare gli accolti a un processo di autonomia e integrazione;
  • – venga eliminato il “doppio sistema” fondato sull’accoglienza prefettizia (CAS) e SIPROIMI, uniformando quindi l’accoglienza a un unico sistema conforme almeno agli standard qualitativi richiesti dal SIPROIMI;
  • si ponga fine alla pratica di revocare le misure di accoglienza senza valutazioni obiettive, imparziali, motivate e proporzionate alla particolare situazione del richiedente, negando così un tenore di vita dignitoso ai richiedenti asilo;
  • venga garantita l’accoglienza a tutti i senza fissa dimora;
  • venga attuata una politica regionale specifica per l’inserimento lavorativo dei cittadini richiedenti asilo, dei cittadini titolari di protezione e dei cittadini stranieri utilizzando i fondi sociali europei dedicati a questo scopo;
  • venga garantita l’assistenza sanitaria ai richiedenti asilo, a parità di trattamento con i cittadini italiani, con iscrizione al SSR e medico di medicina generale fisso;
  • vengano aboliti tutti i centri di detenzione amministrativa per migranti (CPR) e qualsiasi luogo di trattenimento forzato (come gli hotspot) e che il Comune di Milano prenda provvedimenti contro la riapertura del CPR sul suo territorio;
  • i criteri di valutazione delle Commissioni Territoriali tengano in considerazione qualunque aspetto dimostri il radicamento dei richiedenti sul territorio (es. lavoro, conoscenza della lingua italiana, ecc.) e non solo i motivi di fuga dal paese di origine, evitando così di vanificare percorsi e sforzi di integrazione e autonomia;
  • i richiedenti asilo vengano iscritti all’anagrafe, possibilità attualmente loro negata;
  • vengano tollerate le occupazioni di insediamenti informali e queste non vengano sgomberate fino a quando non siano messe a disposizione concrete soluzioni alternative;
  • a ogni sgombero effettuato segua una proposta di soluzione abitativa valida e che garantisca il mantenimento dell’unità familiare;
  • vengano censiti tutti gli stabili vuoti presenti sul territorio del Comune di Milano che potrebbero essere messi a disposizione di tutti i senza fissa dimora;
  • venga sospeso quanto previsto dall’art. 5 del cd. Decreto Lupi del 2014, che prevede l’impossibilità di chiedere allacciamento di utenze e residenza per chi vive in stabili occupati;
  • la casa sia un diritto per tutti e che venga quindi attuata una politica abitativa, 83 oggi estremamente carente ed escludente, soprattutto nei confronti dei cittadini stranieri;
  • venga istituita la figura del Garante per garantire un servizio pubblico gratuito per dare una risposta a chi ha redditi troppo bassi per sostenere gli attuali canoni di mercato;
  • vengano reintrodotti i contributi previsti per sostenere le spese di affitto una volta che i richiedenti asilo/beneficiari di protezione sono usciti dal sistema di accoglienza. Infine ci auguriamo che le istituzioni si adoperino per:
  • l’abolizione della procedura d’ingresso attraverso il decreto flussi;
  • l’introduzione del visto di ingresso per ricerca lavoro e relativo permesso di soggiorno per ricerca lavoro della durata di almeno 12 mesi;
  • l’introduzione del diritto a ottenere un permesso di soggiorno per lavoro anche ai richiedenti asilo che al termine della procedura non vengano riconosciuti come rifugiati;
  • la regolarizzazione ordinaria dei migranti già sul territorio che svolgano un’attività lavorativa, che abbiano concreti legami familiari o non abbiano più rapporti significativi con lo stato d’origine;
  • la revisione complessiva del meccanismo di incidenza prevalente del contratto di lavoro quanto al mantenimento del permesso di soggiorno;
  • l’ampliamento delle possibilità di ricongiungimento familiare;
  • l’introduzione della convertibilità reciproca di tutti i permessi di soggiorno;
  • la revisione del regolamento Dublino con la previsione del diritto del richiedente asilo di scegliere il paese di destinazione;
  • l’introduzione del permesso di soggiorno europeo, cioè di un permesso ancora rilasciato da ciascuno stato ma con validità in tutta l’unione europea;
  • l’abbandono e la revoca immediata dei trattati semi-segreti con gli stati extraUE che prevedano l’esternalizzazione delle procedure di asilo e del trattenimento dei migranti cd. economici.

Link al rapporto 

by Christian Elia