#FIELDVISITS 1 – Sulla Rotta Balcanica

17 SETTEMBRE 2021

Una delegazione di Snapshots From The Borders ha potuto effettuare una visita sul campo in Bosnia-Erzegovina

Il lavoro che in questi anni ha svolto il progetto Snapshots From The Borders, tra le sue attività, ha sempre puntato sullo scambio di buone pratiche ed esperienze tra i membri del network dei comuni e delle isole di frontiera, al fine di essere sempre di più capaci – attraverso il costituito strumento del BTIN (Border Towns and Islands Network) – di elaborare proposte concrete per i decisori politici europei, nazionali e locali nella gestione delle migrazioni.

Dal 9 all’11 settembre, a Sarajevo, si è potuta finalmente – dopo le chiusure dovute alla pandemia di Covid-19 – svolgere la visita sul campo di una delegazione dei partner del progetto. Indispensabile per la buona riuscita della visita in Bosnia lo sforzo organizzativo da parte dei partner di Snapshots ISCOMET e ALDA Mostar. 

La scelta di andare in Bosnia-Erzegovina non è stata casuale: nel mese di maggio 2021, secondo l’ultimo report dell’Alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati (Unhcr), sono stati registrati dalle autorità bosniache 1.937 nuovi migranti e richiedenti asilo, portando il numero totale di arrivi a 5.920 nel 2021, per un totale di 75.333 da gennaio 2018. Numeri molto importanti.

La delegazione di SnapShots ha prima preso parte a un’iniziativa della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Sarajevo, dal titolo Exchange of relevant information on Bosnia and Herzegovina with emphasis on the ways and means of managing migration problems.

Il documentario “The Game”, opera della giornalista slovena Vanja Kovač, è stato mostrato ai partecipanti, facendoli avvicinare al tema del dibattito attraverso un’immersione visiva nelle sfide che i migranti incontrano durante i loro sforzi per attraversare il confine. 

Gli interventi sono stati quelli del Prof. Hamza Karčić, che si è soffermato in particolare sulla situazione attuale dei migranti e dei richiedenti asilo in Bosnia-Erzegovina dal punto di vista amministrativo, in un paese che dopo il conflitto degli anni ’90 ha una complessa e articolata architettura costituzionale con la conseguenza che il peso della gestione dei migranti ricade principalmente sugli enti locali, quello di Mirsad Buzar, vice direttore del dipartimento Affari Esteri, che ha enfatizzato il bisogno di maggiore cooperazione regionale tra gli stati confinanti per poter gestire meglio i flussi di migranti, quello di Nicolas Bizel, responsabile della sezione I (giustizia e affari interni, pubblica amministrazione e riforme) della Delegazione dell’Unione europea in Bosnia-Erzegovina, che  ha raccontato il ruolo dell’Ue, mentre sul ruolo dell’IOM ha riportato Margherita Vismara, program coordinator dell’agenzia dell’ONU nel paese.

A queste voci si sono poi unite quelle di Amra Kadrić, direttrice della sezione asilo dell’ong Vaša Prava (Your rights) e quella di Enes Šabić, del Centre for social work Sarajevo, che hanno portato la voce della società civile. Il sostegno delle ong è cruciale per i migranti, soprattutto per quanto riguarda l’assistenza legale che permette loro di presentare le richieste di asilo.

Un quadro completo e approfondito, che ha permesso alla delegazione di Snapshots di confrontarsi con la realtà sul campo di uno dei paesi che sta sopportando il peso maggiore dei flussi migratori degli ultimi anni.

È stato poi possibile visitare il centro di Hadžići-Ušivak, a 20 chilometri da Sarajevo, incontrare i membri del Migrants’ Council e valutare il lavoro del centro, che ha aperto nell’ottobre 2018 e che ha 800 posti letto. Al momento della visita della delegazione di Snapshots, erano 485 gli ospiti

Più di 19mila persone sono state registrate nel campo dalla sua apertura. L’incontro con i membri del Migrants’ Council, facilitato da un mediatore culturale, ha rappresentato un’opportunità preziosa per poter apprendere dalla voce degli stessi migranti la loro opinione sulle condizioni di vita nel campo. 

Gli ospiti, in maggioranza, provengono dall’Afghanistan (64%) e si tratta di nuclei familiari. Il campo, gestito dall’IOM, garantisce – oltre a vitto, alloggio e servizi igienici – assistenza medica e tutela legale, servizi di interpretariato e mediazione culturale, con assistenza psicologica con particolare attenzione a minori non accompagnati e donne.

di Christian Elia e Carlo De Marco
foto di Aleksander Riznic