Sull’orlo del baratro?

23 FEBBRAIO 2021

L’impatto del COVID-19 sulle migrazioni ambientali nel Sahel

I primi casi confermati di COVID-19 sono emersi nella regione del Sahel nel marzo 2020. Le autorità degli stati regionali – come in tutto il mondo – hanno imposto restrizioni di movimento, hanno chiuso le frontiere internazionali e hanno attuato chiusure localizzate, per limitare la diffusione del virus.

A differenza di altre regioni del pianeta, però, nel Sahel le restrizioni al movimento hanno avuto un grave impatto sui modelli di migrazione stagionale, bloccando (senza compensazioni) un’importante fonte di reddito supplementare per milioni di persone in tutta la regione.

Uno studio, condotto da REACH, in collaborazione con la Rete Start come parte del suo Migration Emergency Response Fund (MERF), ha lavorato a misurare l’impatto di queste restrizioni sulla vita dei migranti ambientali nel breve, nel medio e nel lungo termine, per comprendere le interconnessioni tra migrazione, cambiamento climatico e COVID-19 nel Sahel e fornire ai donatori uno strumento per guidare un intervento efficace di supporto a queste persone.

I risultati dello studio si basano su un’ampia rassegna di dati secondari, sulla conoscenza di esperti di migrazione e di operatori umanitari e dello sviluppo nella regione, su 135 interviste individuali con migranti impegnati in modelli di migrazione stagionale nella regione, condotte in Burkina Faso, Nigeria e Niger, con migranti e non-migranti burkinabé, nigeriani e nigerini.

La regione del Sahel è un hotspot per i cambiamenti climatici causati dall’uomo, che si trova ad affrontare sia un lento ma inesorabile aumento della temperatura media che un aumento di improvvisi ed estremi shock meteorologici, come inondazioni e siccità.

La migrazione è stata a lungo una caratteristica delle popolazioni saheliane, con le persone che migrano per mitigare gli impatti del degrado ambientale causato, tra gli altri, dall’impatto dei cambiamenti climatici, e diversificare l’accesso alle fonti di sostentamento che rimangono prevalentemente basate su attività agricole e risorse naturali.

Lo studio si proponeva di rispondere a queste domande:

  • Come sono collegati migrazione, cambiamento climatico e COVID-19 nel Sahel?
  • In che modo l’emergere del COVID-19 nella regione ha un impatto a breve termine (marzo – settembre 2020) sui mezzi di sussistenza e sulla situazione generale dei migranti ambientali nella destinazione e delle famiglie a casa? E i modelli di mobilità?
  • Qual è l’impatto previsto del COVID-19 nel medio termine (ottobre 2020 – ottobre 2021) e nel lungo termine (dopo ottobre 2021) sui mezzi di sussistenza e sulla situazione generale dei migranti ambientali nel luogo di destinazione e nelle famiglie a casa e sui modelli di mobilità?
  • Quali sono le implicazioni dei risultati per la programmazione umanitaria e la definizione delle politiche regionali?

Per confrontare gli impatti su diversi tipi di modelli di migrazione, sono stati inclusi nello studio tre diversi gruppi di popolazione:

  1. i migranti interni dalle zone rurali a quelle urbane in Niger;
  2. la migrazione transfrontaliera dalle zone rurali a quelle urbane dei nigeriani in Niger;
  3. la migrazione transfrontaliera tra zone rurali dal Burkina Faso alla Costa d’Avorio.

Lo studio, condotto tra settembre e dicembre 2020, rivela come già prima dello scoppio del COVID-19 i mezzi di sostentamento dei migranti ambientali stagionali si basavano su un sottile equilibrio tra i raccolti tra la crescente imprevedibilità dei raccolti e i modelli di migrazione stagionale per integrare le produzioni agricole altrimenti insufficienti.

Già prima dello scoppio del virus, i modelli di migrazione stagionale erano più simili a una migrazione d’emergenza – una migrazione fatta per necessità per soddisfare i bisogni più elementari – piuttosto che per integrare i mezzi di sostentamento all’origine.

Il COVID-19, e le relative restrizioni di movimento, hanno rovesciato questo sottile equilibrio. L’interruzione dei modelli migratori ha avuto un impatto immediato sulla vita dei migranti ambientali, che continuerà a permeare le loro vite nel breve e nel medio termine e, forse, anche nel lungo periodo.

Il rapporto individua alcune conseguenze a breve termine: sia i modelli di migrazione stagionale interna che transfrontaliera hanno subito un impatto a breve termine, con viaggi più lunghi, più costosi o ritardati rispetto ai piani degli intervistati. Con la chiusura ufficiale delle frontiere tra i paesi saheliani, la migrazione transfrontaliera non si è fermata. Tuttavia, è diventata più costosa, con meno trasporti disponibili e un aumento nell’uso di rotte irregolari. 

Il COVID-19 ha avuto un impatto immediato sui mezzi di sussistenza dei migranti stagionali nelle aree di origine e di destinazione. All’origine, l’impatto è stato avvertito in termini di minore domanda di prodotti e meno membri delle famiglie in grado di sostenere il raccolto, a causa delle restrizioni di movimento, limitando i raccolti della stagione.
Nelle aree di destinazione, sia rurali che urbane, i lavori informali basati sulla domanda – quelli tradizionalmente svolti dai lavoratori migranti – sembrano particolarmente colpiti dal COVID-19.

L’interruzione dei modelli migratori abituali e l’accesso più limitato alle fonti di sostentamento portano sia a un aumento delle spese che a una riduzione del reddito. Per farvi fronte, i migranti stagionali prendono in prestito denaro, spendono i risparmi e cercano un lavoro supplementare.

Coloro che hanno deciso di non migrare a causa delle restrizioni attuate, sembrano essere più colpiti dei migranti stagionali che hanno scelto di migrare comunque. Questo dimostra la particolare vulnerabilità di coloro che sono troppo poveri per migrare e la loro particolare esposizione al cambiamento climatico, come “popolazioni intrappolate”.

Mentre gli impatti a breve termine del virus sono stati avvertiti dai migranti ambientali impegnati in tutti i modelli di migrazione stagionale pianificati, a medio termine gli intervistati prevedono che i migranti stagionali impegnati nella migrazione transfrontaliera – se le restrizioni di movimento dovessero rimanere in vigore – saranno particolarmente colpiti.

Le preoccupazioni più comunemente riportate circa l’impatto del COVID-19 a medio termine si riferiscono alle strategie che i migranti stagionali hanno dovuto impiegare per affrontare gli impatti a breve termine del COVID-19, come i debiti, l’erosione dei risparmi e il ritardo forzato del raccolto della stagione.

Nonostante le sfide affrontate e previste, la maggior parte dei migranti ambientali intervistati ha riferito di avere intenzione di intraprendere la loro abituale migrazione stagionale nell’anno a venire.
L’impatto auto-riferito del COVID-19 sui piani di migrazione dei migranti ambientali per l’anno successivo è stato misto. Mentre un terzo degli intervistati ha pianificato di migrare più a lungo del solito – per recuperare i guadagni persi durante l’anno – altri hanno riferito che COVID-19 non ha influito sui loro piani, poiché le ragioni della loro migrazione sono state considerate più urgenti del COVID-19, e quindi sono rimaste il fattore chiave nel loro processo decisionale.

Per quanto riguarda gli impatti a lungo termine del COVID-19 sui migranti ambientali nel Sahel, lo studio ha stabilito che, al momento della stesura della relazione, c’erano troppe variabili – non si sa come si svilupperanno – per fare proiezioni significative, ma indica dei fattori da controllare:

  1. l’evoluzione del cambiamento climatico e il suo impatto sulle fonti di sostentamento all’origine;
  2. l’implementazione delle restrizioni alla mobilità (siano esse motivate o meno dal COVID-19);
  3. l’impatto economico del virus all’origine e nelle destinazioni;
  4. la capacità dei migranti ambientali di affrontare e rispondere agli shock;
  5. lo sviluppo di altri fattori di minacce nella regione, come i conflitti armati, che hanno visto un rapido peggioramento nel corso del 2020, e una più ampia instabilità politica.

Quello che emerge dallo studio è che il virus in sé è un acceleratore di tendenze, piuttosto che un evento determinante. Come tale, l’impatto di COVID-19 sui migranti ambientali e gli impatti previsti a medio e lungo termine, richiedono un attento monitoraggio della situazione e un pronto supporto alle popolazioni colpite.

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di Christian Elia